non resisto alla tentazione di irridere la logica per cui questo sarebbe dimostrato dal fatto che Berlusconi abbia sia vinto che perso le elezioni possedendo lo stesso numero di televisioni. È come dire che se oggi per strada non ti investono e domani sì, questo significa che le macchine non sono pericolose, altrimenti ti investirebbero sempre.
Non solo. Se fosse vero che la propaganda non è utile a vincere le elezioni non si capirebbe per quale motivo tutti i partiti politici del Mondo spendano milioni e milioni di dollari/euro per farla, ne per quale bislacco motivo Berlusconi sia da sempre fermamente contrario alla “par condicio” (che pure è una legge obrobriosa), ne per quale motivo ad ogni elezione ci sia l’occupazione militare della Rai con le porprie truppe oltre che una lottizzazione selvaggia. Se avere Lerner, Riotta, Minzolini o Belpietro alla direzione del TG1 o Mentana a condurre Matrix o Mimun piuttosto che un altro a dirigere il Tg2 o Tg5 (eccetera) fosse ininfluente, non si capirebbe per quale motivo Mediaset sia ormai diventata un “comitato elettorale” e i direttori e palinsesti della Rai cambino colore velocemente come il colore dei governi che si susseguono. Così come sarebbero inspiegabili gli “editti bulgari” o l’esistenza di una Commissione di Vigilanza Parlamentare sulla Rai, giacchè da che mondo è mondo è la stampa a controllare il potere e non viceversa, per lo meno in democrazia.
Infine affermare che “Berlusconi ha già perso le elezioni” come ho scritto in passato, è falso.
Berlusconi prende, non ostanti i suoi tanti scheletri nell’armadio e palesi incompatibilità, lo stesso numero copioso di voti in ogni elezione, da 7 a 10 milioni, considerando quelli attuali come somma dei suoi e di quelli di AN che per quanto fagocitata e ridotta a costola di Forza Italia, il suo tributo elettorale l’ha portato eccome.
L’unica volta che è andato all’opposizione nettamente è stato perchè si è presentato separato dalla Lega, visto che nell’ultima occasione in cui “ha perso” ha avuto 24 mila voti in meno alla Camera ma 500 mila in più al Senato, ed è andato in minoranza per mero effetto della legge elettorale, e correndo contro una coalzione quanto più eterogenea si possa immaginare, con l’esito che abbiamo tutti ben visto che aveva il solo scopo di prendere un voto in più dell’avversario, ma senza nessuna concreta speranza di reggere.
Non solo, in quelle elezioni, stando a sondaggi citati dallo stesso Berlusconi, prima di Natale la sua coalizione era in ritardo di 17 punti percentuali, dopo 5 anni di governo disastroso e di leggi ad personam. Cosa ha ribaltato l’esito di quelle elezioni che apparivano segnate (con tanto di rari endorsement pubblici al cambiamento di personalità tipo Mieli) fu il ciclone Berlusconi che imperversava per le sue televisioni (provocando il fastidio stizzito di Prodi per le palesi violazioni della par condicio) e che dettò l’agenda di quella campagna elettorale parlando sempre e solo di tasse e criminalità, con tutti i suoi telegiornali che fecero un picco di copertura sulla cronaca nera (registrato dall’osservatorio di Pavia) che non aveva alcun riscontro ne fondamento coi dati veri di criminalità ed eventuale aumento dei reati.
Per tacere poi sul fuoco incessante di propaganda sulla “spazzatura di Napoli” delle elezioni successive e sul totale e tombale silenzio attuale sulla “spazzatura di Palermo” che, per testimonianze dirette e di prima mano, è esattamente nella stessa situazione di Napoli di allora.
Avere le televisioni non solo serve a vincere le elezioni, ma è assolutamente determinante.
Per altro penso sia chiaro quale sia il loro potere dal fatto che durante i colpi di Stato, dopo i palazzi delle istituzioni (o addirittura contermporaneamente) si occupa la tv. I 21 lettori di questo blog, che fanno parte di quei pochi che leggono i giornali e hanno memoria dei fatti storici, ricorderanno bene che prima della guerra dei Balcani gli oppositori serbi andavano a picchiare i mestoli sul dorso delle pentole per tentare di oscurare col rumore la tv di Stato che non dava acluna notizia e copertura mediatica delle loro proteste.
Nella cività dei media se non appari, non esisti. Ed è quello che capita oggi in Iran, per dire.