Qualche tempo fa uscì un meraviglioso documentario sulle tecniche di disinformazione di Fox TV, intitolato “outfoxed” che è <a href=”http://www.youtube.com/watch?v=NYA9ufivbDw”>ancora visibile su youtube</a>.
Una di queste era quella di “spersonalizzare” la fonte di una presunta notizia in modo da non dover citare la fonte ma in ogni caso di poterla buttare li, tanto per avverlenare un po’ il dibattito. Questa tecnica era il “some people say”. Ovvero usare come incipit di una frase “c’e’ chi dice che”. Che di fatto è inconstasbile, perchè trovare almeno uno che dice quella cosa, anche se fosse un ubriaco in preda al delirium tremens, è sempre possibile. L’attendibilità della fonte, non dovendola citare per nome e cognome, è del tutto irrilevante.
Oggi una tecnica simile, anche se molto più sottile, è quella di attribuire un peso specifico ad una qualche notizia al “web”. Sul “web” si dice che. Il video “più cliccato del web”. La notizia “rilanciata dal web”. Il web, considerando che le persone che hanno un sito, un blog, un profilo pubblico su facebook, twitter o myspace o partecipano ad un form, sono centinaia e centinaia di milioni, è del tutto equivalente a dire “some people say”. L’unica differenza è che dire “il web dice” o “il web fa” fa molto più figo.
Tecnica simile degli studenti: “L’ho trovato su Internet”. Segue cazziatone del prof (cioè mio).
Meno male che non sono prof.
In un caso simile con me non ci sarebbe il cazziatone. Ci sarebbe la lupara bianca.