Come spesso accade è difficile prendere una posizione nitida senza cadere nel manicheismo. Da un lato è vero che l’accesso alla professione del tassista (come tantissime altre) è chiusa, bloccata, inaccessibile e rende problematico l’ingresso di nuovi soggetti. Dall’altro è vero che, visto che negli anni si è consolidata così, chi ha investito parecchie decine di migliaia di euro per acquistare una licenza non è che oggi vuol sentirsi dire che quel denaro è cartastraccia.
I tassisti non sono milionari, sono persone mediamente benestanti, ma in gran parte perchè evadono le tasse. Se pagassero quel che c’e’ da pagare, non sarebbero certo persone a cui il denaro cade dalle tasche. Poi è chiaro che ci sono casi e casi, fare il tassista a Roma e Milano è diverso che farlo a Marsala o Andria, presumo.
Quindi, detto che la liberalizzazione è inevitabile e che comunque tanti lavoratori di tante categorie hanno pagato dazio e quindi debbono pagarne un po’ anche loro, un conto è qualcosa che incide nell’ordine di qualche punto percentuale sui propri introiti, un conto è una mazzata da parecchie decine di migliaia di euro.
A questo punto è chiaro che soluzioni semplici non ce ne sono, però io una proposta ce l’ho. Si liberalizza completamente la professione, tariffe libere, numero di auto illimitato, decide il mercato. In cambio, chi era in esercizio fino al momento della liberalizzazione, è completamente esente dal fisco per 10 (20) anni, lui personalmente, quindi in modo non cedibile e solo se prosegue nell’attività.
Buona proposta, molto più liberale e mercatista degli accrocchi dirigisti che ci propinano i nostri governanti.
Io cambierei soltanto una cosa: il bonus fiscale deve essere pari alla cifra pagata per comprare la licenza, ma solo se ci sono dei documenti che possono comprovare la spesa.