E’ la terza volta che gli italiani si fanno abbindolare da un incantatore di serpenti, che affabula le folle arringandole, populista e guascone, complice ed inflessibile, con tanti pregi e altrettanti difetti e così bravo ad esaltare i primi e far passare i secondi per bagatelle.
La prima volta è finita in una disfatta militare, una guerra civile e il primattore appeso per i piedi a piazzale Loreto.
La seconda volta è finita in una crisi istituzionale devastante, un golpe strisciante da parte della mafia con annesso tritolo, tutti i partiti della Prima Repubblica spazzati via, un debito pubblico esorbitante e il primattore lapidato con le monete (singolare contrappasso) e costretto alla latitanza.
La terza volta sta finendo con il primo partito italiano in completa implosione e che, finita l’era del suo dominus e fondatore e proprietario, diventerà una guerra fra bande, una perenne notte dei lunghi coltelli. L’Italia nel mezzo di una delle crisi più acute dal 1929, con pochissimo lavoro, pochi soldi, sotto il mirino degli speculatori e commissariata dall’Europa che vuole evitare che l’Italia diventi il primo tassello di un domino che rischia di far saltare il banco.
Vedremo quale sarà la sorte personale del terzo della serie, ma speriamo che finalmente i miei compatrioti aprano gli occhi e la smettano di farsi affabulare dai venditori di tappeti in questa perenne sindrome di Bertolaso, per cui per ogni cosa c’e’ bisogno del supereroe, bisogna chiamare i Power Rangers che risolvono ogni problema con un coupe de teatre.
Invece che tentare un salto in avanti di 20 metri, sarebbe bastato, 20 anni fa (ma anche 30 o 70) provare a mettere un piede davanti all’altro. Avremmo fatto più strada e meno disastro.