Mi perdonerà il casuale lettore di questo blog che conosce il dialetto veneto se ho commesso degli errori nel titolo, sono passati tanti anni e io parlo un altro dialetto del nord. Quella frase è il ricordo più nitido che ho della vicenda di Pietro Maso, il titolo di una rivista che si chiamava Verona Capovolta e che titolò: “ammazza tua madre col crick”.
Pietro Maso divenne una star, anziché un mostro come per esempio Eirka e Omar, Carretta o la Graneris. Ricordo che per qualche anno il look di Maso, capelli girati indietro, giacche con spalline e fazzoletto al collo fu di gran moda in quel nordest.
Oggi si riaccende, come spesso accade quando i protagonisti di gravi fatti di cronaca tornano in libertà, la polemica sulla pena inflitta a Maso, che per una cifra tutto sommato modesta, non certo in grado di cambiarti la vita, ha compiuto un gesto che ha segnato la coscienza di una generazione per molti anni.
La mia opinione è che si, 20 anni bastano e avanzano, o meglio basterebbero e avanzerebbero se davvero dentro quel carcere quel ragazzino diventato uomo ha trovato la pace, ha capito la gravità del suo gesto e ha compreso la profondità dell’abisso in cui è precipitato. Io e Maso siamo quasi coetanei, a malapena ricordo che persona ero 20 anni fa. Qualunque errore abbia fatto allora e qualunque cosa abbia commesso, salvo il fatto naturalmente di aver riconosciuto che fosse uno sbaglio ed essermene pentito, non si potrebbe più addebitarmelo. Nemmeno un fatto grave e tremendo come quella mattanza.
Pensate un po’ a 20 anni della vostra vita. Nei miei ultimi 20 anni sono nati e finiti grandi amori, due relazioni fondamentali, di cui una è quella che si spera mi accompagnerà nella fossa, sono nati due figli, ho cambiato 4-5 lavori, 2 case, 10 macchine, ho conosciuto amici importantissimi, ho perso di vista altri amici, ho smeso di passare estati spensierate ad ubriacarmi e settimane intere a pensare cosa avrei fatto il venerdì e il sabato per divertirmi. Il tunnel del divertimento, come lo chiamava qualcuno.
Quella persona li quasi non esiste più. E gli ultimi 20 anni non li ho passati fra quattro mura a pensare, costretto, a cosa feci 20 anni prima. Non ho rimpianti o rimorsi, semplicemente il tempo ha modellato la mia personalità come il mare modella le coste e crea le spiagge.
Quindi ribadisco: si. 20 anni bastano per questo giovane uomo per provare ad uscire da questo baratro e farsi circondare dall’amore di una donna, dei figli, delle sorelle, dei nipoti. Provare a dare un senso alla vita che gli resta, che non è poca.