Qualche giorno fa mi sono soffermato a fare una panoramica mentale di tutti quelli della mia generazione che conosco, mettendo a confronto il loro “successo” economico con quello dei loro genitori. Questo perchè guardando me stesso vedo che, pur avento più scolarizzazione, più opportunità e una vita fondamentalmente migliore, per bene che mi vada, riuscirò a fare tanto uguale.
Allora mi sono detto: boh, probabilmente sono io che sono stazzo, i miei amici e conoscenti certamente avranno avuto miglior sorte di me. Bene, per quanto mi sia sforzato e risforzato di pensare e trovare qualcuno, ho fallito (chiaramente la statistica è distorta dal numero di persone che conosco, dal fatto che più o meno tutti appartengono al mio censo e alla mia città e che non di tutti conosco nel dettaglio la condizione economica loro e dei genitori).
In pratica nessuna persona, uomo o donna, intelligente o stupido, artigiano o dipendente, lavoratore o perdigiorno, di quelle che conosco io è riuscita ad avere un punto di arrivo migliore rispetto a quello di partenza. Anzi, la grande maggioranza (e in questo io sono più fortunato) attinge alle risorse dei genitori a piene mani, a partire dalla casa comprata da mammina.
Quindi, se la mia generazione ha fallito in tronco, o siamo tutti coglioni, oppure vuol dire che quelli che sono ventui prima di noi (e che hanno ancora ben saldo in mano il timone) sono stati degli incapaci e delle cavallette, che hanno mangiato il pane che era già nel nostro cassetto.
I figli migliori della mia generazione, quelli che davvero hanno avuto successo, sono tutti a Londra o a San Francisco. Noi sfigati, o incapaci, siamo intrappolati qui. Nella barca che affonda.