Io ho votato convintamente e sostenuto, per quello che si può, Civati alle primarie del PD. E’ un uomo colto, per bene, serio e che porta avanti istanze in cui mi riconosco. Quasi sempre, quando lo sento parlare di qualcosa, sono d’accordo con lui. Per un certo periodo ha incarnato la mia speranza che il PD potesse diventare quel grande contenitore proteiforme e multicolore della sinistra, che va dal centro blandamente progressista, fino all’area più innovativa e riformatrice, che ha idee nuove sui diritti civili, sulla tutela delle minoranze, sulla parità di genere, fine vita, diritti dei lavoratori e soprattutto sul modello di sviluppo sociale, culturale ed economico che vogliamo dare alla nostra nazione. Certo il risultato sarebbe stata una mediazione fra istanze più divergenti, ma comunque sempre un buon compromesso. Stare dentro un grande partito in un meccanismo bipolare significa cercare di far pesare all’interno di quel partito il più possibile le tue posizioni, ben sapendo che il timone non si può forzare troppo, altrimenti si rischia di lasciare il centro agli altri.
E’ stata una posizione ragionata, ma in cui comunque mi sentivo istintivamente stretto, avendo sempre votato più a sinistra possibile, ed avendo sostenuto localmente il PDCI, principalmente per via del fatto che ne è stato segretario a Genova un mio carissimo amico personale.
Da figlio di quella tradizione culturale la frantumazione dei partiti a sinistra, collassati dall’assenza di idee che sarebbero dovute subentrare alle ideologie, e anche loro attratti dal morbo letale del leaderismo, che ha avuto in Nichi Vendola l’astro nascente, e ora astro morente, di questa parabola.
Ora spero che la presa di posizione di Civati verso il PD aiuti a costituire un soggetto politico a sinistra, che sappia fare di meglio della penosa lista Tsipras, in cui si è fatta una sommatoria algebrica di piccoli feudi per il solo scopo di superare lo sbarramento, ma senza nessuna idea di costruire nulla per il futuro. Un disgustoso poltronificio, sebbene nei partiti di estrema sinistra avere persone nelle istituzioni e fruire di parte dei loro stipendi fa la differenza fra sopravvivere o morire.
Ci sono gli uomini e le donne per farlo, da Cofferati a Landini, ma anche altri intellettuali che sicuramente hanno a cuore le istanze di questa parte politica. E mi piacerebbe che questa cosa fosse fatta senza calcoli, senza badare alle elezioni, alle tattiche, agli sbarramenti. Senza fare alleanze per finire nelle istituzioni. Solo per rappresentare e in qualche caso ispirare e dare voce a quelli che la sinistra per primi dovrebbe avere a cuore: gli ultimi. Anche se non ti votano.
Io ho molta fiducia in Pippo Civati, fino ad oggi ho condiviso ogni sua scelta. Il tentativo strenuo di dire qualcosa nel PD, fino a che il PD ha smesso completamente di ascoltarlo. E vedremo se avrà fatto bene. Probabilmente si, il PD è diventato un grande partito moderato di centro, quello che gli italiani hanno sempre votato, il brodino caldo che li ha sempre tenuti al sicuro. Un paese cattolico, anagraficamente anziano, che non può essere che conservatore, in gran parte. E se lo vogliono conservare, buon pro gli faccia. Io invece questo paese lo vorrei cambiare, e profondamente. Sarà velleitario? Può darsi. Secondo Michele Serra per lo meno è così.
Io credo che se ci contiamo, fra tutti quelli che vorrebbero un mondo più giusto, meno inquinato, dove i giovani che meritano hanno una chance e dove i farabutti col colletto bianco finiscono in galera, mentre magari i ragazzi che si fanno una canna no, non siamo così pochi. Basta crederci.
Speriamo che Pippo ci dia la forza di farlo.