“non essere geloso, se ci ha comprato l’Erg…”
Questo cantavano i simpatici cugini sandoriani, l’anno che, dopo averci battuti tre derby su tre, salivano in A, mentre noi retrocedevamo in C. Dopo che noi avevamo combattuto con le unghie e con i denti per cercare una soluzione che ci consentisse di non fallire e sprofondare nel dilettantisimo, loro si sono ritrovati, presi per i capelli sul ciglio del burrone, senza fatica, senza aver mosso un dito, grazie ad una rocambolesca serie di circostanze, nelle mani di uno dei petrolieri più ricchi d’Italia.
Un po’ come se tu giocassi una partita a biliardo perfetta e il tuo avversario imbroccasse il tiro della domenica sbagliando quello facile facile che aveva in mente. Sbaglia il tiro, 7 sponde, vince la partita. Celebrarono quella colossale botta di culo facendosi costruire dai carristi viareggini un gigantesco pupazzo “Baciccia” che muoveva una mano per salutarci “questo non è un arrivederci, è un addio”.
Insomma, una delle cose più insopportabili che si possano immaginare. Già è fastidioso bearsi del proprio merito. Figurarsi fare i fighi senza aver nessun merito, ma bearsi solo della propria buona stella. Con la solita boria e protervia del cugino ricco. Di Gastone contro Paperino.
Ecco, io penso che quest’anno, con il Genoa che ha assestato il colpo di grazia decisivo per la retrocessione della Samp, se lo ricorderanno a lungo e magari la boria se la fanno passare per un bel pezzo.
Ciao ciao cugini, speriamo di rivederci fra parecchio. O, se non ci rivedessimo più, speriamo almeno che sia per colpa vostra.
La cosa più bella di questa retrocessione è stata sentire la Sud intonare i cori sui quali ci perculavano anni fa: c’è solo la maglia e questa curva non retrocede.
salut
mashiro