Attraverso la tracciabilità dei buoni pasto con ticket elettronici, detassati fino a 7 euro, non saranno più possibili abusi.
Source: Buoni pasto: da domani non più possibile cumularli per fare la spesa
Allora, facciamo alcune premesse.
I buoni pasto sono buoni pasto, non integrazione al reddito. Servono ove l’azienda non possa erogare un servizio pasti come sostituzione del medesimo. Ergo dovrebbero significare: fino a X euro di pasto te lo pago io, con un buono.
Quindi tutta la normativa sulla non cedibilità, non cumulabilità eccetera è, formalmente, sacrosanta. Io per primo ho abusato più di una volta dei buoni pasto: ne ho usati fuori dalle giornate lavorative e in modo cumulativo per portare la famiglia a pranzo (tipicamente il sabato a mezzogiorno) e qualche volta, prima dell’avvento di quelli elettronici che oggettivamente sono quasi inspendibili ovunque, ho ceduto qualche blocchetto a mia moglie che ci ha comprato del cibo.
E’ pur vero che gran parte del cibo comprato serviva per il mio pranzo, quindi in qualche misura il buono pasto assolveva al suo compito.
Detto questo però, cosa succede se io mi trovo a mangiare in un posto dove non c’e’ il POS o il POS non è abilitato ai ticket elettronici o la linea è guasta? Perdo il buono? Perché in quel caso io posso pagare in contanti sapendo che grossomodo l’equivalente in denaro mi resta in tasca, disponibile per spenderlo altrimenti e quindi non ci rimetto nulla. Ma se invece non ne posso spendere due insieme, come la mettiamo?
E poi, se io faccio il digiuno il venerdì di Quaresima o il Ramadan, perdo il buono pasto? Per altro questa cosa della non tassabilità fino a 7 euro, se si vogliono stringere le maglie dell’abuso del ticket per scopi difformi dal suo concepimento, non è ridicola? Nella mensa (ripeto mensa) degli Erzelli il pasto completo costa oltre 9 euro. A me danno dei ticket da 7.10 il che mi offre l’alternativa di non prendere il pasto completo (cosa che effettivamente faccio) o di spendere 2 euro di tasca mia (sommati alle tasse che pago sull’eccedenza fra 5.29 e 7.10 che è il vecchio limite di detassabilità).
Io sono sempre favorevole ad eliminare gli abusi, perfino questi che sono facezie, però non di nuovo a scapito di chi su anche poche decine di euro fa di conto per far quadrare i bilanci familiari.
Ma questa cosa non si fa certo per ridurre l’abuso che si fa dei buoni pasto, bensì per aumentarlo. Ma non parlo dell’abuso di quello che li usa per la spesa o ne spende due alla volta, quelle sono minchiate, il vero abuso è perpetrato ai danni degli esercenti, che non possono rifutare i buoni (anche se la voglia sarebbe tanta) per paura di non perdere i già pochi clienti, ma tutte le spese vengono scaricate su di loro, adesso la faccio breve e non entro nello specifico, se no più che un commento servirebbe un volume d’enciclopedia, ma fidati che è così, ti dico solo che, da esercente onesto quale sono, mi fa più ricco uno che entra a prendere una lattina di coca cola da asporto che uno che si ferma a pranzo.
E avrei da ridire anche sul fatto che non siano integrazione al reddito, comunque la verità vera è che sono un modo per far girare denaro verso i soliti amici degli amici di chi fa leggi come questa, parte di questo denaro è pubblico ed è quello della detassazione, ed ora aumenterà, e parte è quello degli esercenti, ed ora aumenterà anche quello.
In teoria, eliminando quella scemenza dei foglietti col resto, e usando il buono pasto come un buono consumazione, qualunque cosa si consumi, fino al massimo del valore nominale, la cosa potrebbe compensare i costi.