Ovvero il prossimo direttore del Tg1: (colgo l’occasione per ringraziare sentitamente tutti quelli che votano, hanno votato e voteranno il Cainano)
di Maurizio Belpietro, direttore di “Panorama”
Dunque sono un criminale. Anzi: un pregiudicato. Un giudice, la dottoressa Maria G. Rispoli in servizio a Milano, mi ha condannato qualche giorno fa a sei mesi di carcere. Vi posso assicurare che non ho né violentato né molestato nessuno. E neppure ho commesso un furto o uno scippo.
Avessi compiuto simili reati, probabilmente mi avrebbero congedato con un buffetto o un congnio sconto di pena. Secondo la dottoressa Rispoli ho fatto ben di peggio. Da direttore del Giornale, non ho vigilato come avrei dovuto, consentendo la pubblicazione di un articolo di Lino Jannuzzi dedicato alla procura di Palermo. (…)
Ma la critica a un magistrato, a cominciare da quella d’imbastire processi politici, in Italia è vietata: viene equiparata alla delegittimazione del pubblico ministero, anzi alla sua diffamazione.
Non lo può fare un giornalista e non lo può fare neppure un senatore della Repubblica. Già, perché Jannuzzi all’epoca dei fatti era un parlamentare. Teoricamente in questo Paese la Costituzione tutela
la libertà di parola e pure la libertà di stampa, ma ancor di più difende il diritto di senatori e deputati di esprimere liberamente le loro opinioni. L’insindacabilità dell’azione dei rappresentanti del popolo è una prerogativa prevista dall’articolo 68 della Carta su cui si fónda lo Stato.Ma quando c’è di mezzo un giudice, la tanto celebrata Costituzione diventa carta straccia. Se a querelare è un magistrato, pur se è pendente un giudizio di legittimità costituzionale, il processo non si ferma. Se è un giudice a dirsi vittima per un articolo di un parlamentare, che il Parlamento ritiene che non possa essere perseguito, si persegue il direttore che ha consentito la pubblicazione dell’articolo. (…)
Continuerò a pubblicare Jannuzzi (che peraltro ora rischia quanto me, perché non è più parlamentare, ma almeno è protetto dallo scudo dell’età che gli evita il carcere) e anche Guzzanti. Mi mettano pure in galera. Continuino a condannarmi e ad arricchirsi con sentenze di autotutela (negli anni alcuni magistrati hanno accumulato milioni esentasse dicendosi vittime). Se devo finire dietro le sbarre pur di essere libero d’affermare che i giudici sono una casta che un giornalista non può criticare, nemmeno quando sbagliano, bene: sono pronto. Così mi riposo.
P.S. Non vorrei sembrarvi incosciente. Conosco il carcere per essere stato costretto a lavorarci per quasi un anno quand’ero militare. So del dolore causato dalla lontananza forzata dalle persone amiche e dalla propria casa. Non ignoro il disagio dovuto a una convivenza obbligata, che impedisce di godere di un po’ di solitudine. Ho cognizione del fastidio di stare in una cella in cui l’odore degli avanzi di cibo si mischia a quello di chi vi abita fino a incollarsi sulla pelle. Conosco insomma cosa prova un detenuto. Soprattutto se innocente.