“Vediamo adesso nel crollo delle grandi banche che i soldi scompaiono, sono niente, e tutte queste cose che sembrano vere in realtà sono di secondo ordine. Solo la parola di Dio è una realtà solida”.
[Benedetto decimosesto]
Tratto da Wikipedia :
Scandalo del Banco Ambrosiano
Lo IOR fu, tra il 1946 e il 1971, il maggior azionista del Banco Ambrosiano. Già nel 1978 il capo della Vigilanza della Banca d’Italia Giulio Padalino aveva eseguito un’ispezione sui conti del Banco, facendo luce sulla “parte occulta” della contabilità: dietro alle varie società estere che acquistavano cospicui pacchetti di azioni Ambrosiano c’erano lo stesso gruppo di Calvi e lo IOR. Marcinkus, direttore dello IOR dal 1971 al 1989, fu indagato in Italia nel 1982 a causa del fallimento del Banco Ambrosiano, considerato uno dei maggiori scandali finanziari del dopoguerra. Il Banco Ambrosiano fu accusato di riciclaggio di denaro della mafia in connessione con la P2, una loggia massonica “coperta” guidata da Licio Gelli. Le dichiarazioni del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara, ritenute verisimili dal tribunale di Roma nel 2003, sembrano avvalorare questa tesi, raccontando di contatti fra Marcinkus, Calvi (esponente della P2) e membri di Cosa Nostra[10].
L’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta impose la liquidazione del Banco Ambrosiano. Andreatta riferì in Parlamento l’8 ottobre 1982, dichiarando che il Banco aveva un buco di circa due miliardi di dollari, di cui un miliardo e 159 milioni garantiti dallo IOR. Il 20 febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato Bricchetti, emise un mandato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel, i vertici dello Ior, individuando gravi responsabilità della Banca Vaticana nel crack del Banco Ambrosiano. La Cassazione però non convalidò il provvedimento in quanto, per il fatto di aver agito in qualità di organi o di rappresentanti di un ente centrale della Chiesa cattolica, furono considerati, ai sensi dell’art. 11 dei Patti Lateranensi, coperti da immunità penale.
La Banca Vaticana non ammise alcuna responsabilità per il fallimento del Banco Ambrosiano, ma fu creata una commissione mista (Agostino Gambino, Pellegrino Capaldo e Renato Dardozzi per il Vaticano, Filippo Chiomenti, Mario Cattaneo e Alberto Santa Maria per lo Stato Italiano) con il compito di approfondire la questione. Il responso, pur non raggiungendo “conclusioni unanimi” sulla responsabilità giuridica dello IOR, portava ad ammetterne una responsabilità morale. Il 25 maggio 1984, a Ginevra, lo IOR, pur ribadendo la propria estraneità ai fatti, siglò un accordo con le banche creditrici dell’Ambrosiano, versando 406 milioni di dollari a titolo di “contributo volontario” .
Al crack fecero seguito diverse morti: Graziella Corrocher, la segretaria di Calvi, fu trovata morta dopo un volo dal quarto piano del palazzo milanese che ospitava la sede del Banco Ambrosiano il 17 giugno 1982 . Roberto Calvi, membro della P2 e presidente del Banco Ambrosiano dal 1975, fuggito a Londra, fu trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi. Michele Sindona, altro piduista, faccendiere colluso con la mafia siciliana e vicino allo IOR, mentre scontava la pena in carcere per l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, fu trovato avvelenato da un caffè al cianuro il 20 marzo 1986 e morì due giorni dopo.