Nel mio notebook c’e’ un lettore\masterizzatore CD estraibile. Tempo fa (oltre un anno e mezzo) per un qualche motivo il meccanismo che lo tiene agganciato al PC era scattato per cui estraendo il computer dalla borsa il masterizzatore era volato in terra ammaccando leggermente la mascherina esterna. Lo raccolsi e lo inserii nuovamente nel suo alloggiamento senza badarci troppo. Pochi giorni fa volevo suonare un cd musicale e ho aperto a fatica il cassettino del CD e ho scoperto che non funziona più, e ho attribuito la colpa di questo malfunzionamento al colpo di allora.
Così mi sono venute alla mente alcune riflessioni. Primo, quando vidi i primi netbook senza lettore CD pensavo che fosse una grave limitazione (più o meno come i primi PC senza floppy) ed evidentemente mi sbagliavo. Da quasi due anni uso solo chiavette USB e immagini ISO montate da hard disk.
Secondo: verso la fine degli anni ’90, era forse il 1998, la mia aziendina di allora comprò un masterizzatore SCSI esterno, un baraccone pesantissimo, con uno chassis forse addirittura di ferro, alimentatore esterno, che costò più di due milioni di lire, cifra con la quale allora si comprava un ottimo PC o un server entry level. I CD erano golden e silver, non riscrivibili, costavano forse 10-12 mila lire e ogni volta che falliva una masterizzazione erano bestemmie di quelle dure. Ricordo che l’azienda dove lavoravo era in una sorta di incubatore di startup (come le chiameremmo oggi) e c’era una sorta di processione di gente che veniva dalle altre aziende a vedere quella sorta di prodigio della tecnica: un arnese che a costi più o meno accessibili consentiva a chiunque di fare un CD Rom (i DVD all’epoca erano poco più che un proof of concepts e i lettori domestici costavano come una televisione).
Sono passati 15 anni eppure ne parlo come di un telefono con selettore a disco di quelli neri di vinile con la cornetta asimmetrica che mia nonna teneva sul mobile del soggiorno come se fosse un soprammobile di lusso con sotto un centrino fatto su misura.