La decisione dell’Argentina di nazionalizzare i giacimenti che erano stati privatizzati a inizio anni ’90 in favore della spagnola Repsol è un atto spregiudicato e quasi rivoluzionario, se si pensa che le nazionalizzazioni avvenivano in America Latina dopo i colpi di stato.
In realtà l’approvvigionamento di materie prime sarà il vero nodo gepolitico di questo secolo appena iniziato. La Cina da grande esportatrice sta diventando importatrice di materie prime. Il suo carbone non esce dai confini. Anche le terre rare che vengono usate per batterie e schermi piatti che provengono da li hanno smesso di fuoriuscire ed è iniziata una battaglia per i giacimenti sotto i grandi laghi salati della Bolivia.
Già nel recente passato ci fu un caso analogo riguardante il tungsteno usato per corazzare i proiettili dei pezzi da artiglieria pesante, vista la sua capacità di penetrare le blindature più spesse. Dato che il 75% della produzione mondiale è cinese, ed essendo un materiale strategico dal punto di vista militare, i paesi della NATO ed in particolare gli USA iniziarono a produrre proiettili con l’uranio impoverito, con effetti ambientali e sanitari devastanti.
Il nostro modello di sviluppo basato su consumi sempre maggiori e sempre più voraci di energia, risorse, materie prime, cibo, pesce, legno, acqua potabile… sta mostrando la corda. Il prezzo del greggio, che è la prima delle materie prime, che sale vertiginosamente, è il primo motivo di questa crisi planetaria che non sembra avere soluzione.
Se non rivedremo significativamente il nostro modello di crescita basato su consumi morigerati, riciclo, energie rinnovabili ed elettrodomestici, case, automezzi efficienti il rischio è che questi episodi isolati, ancorché clamorosi, diventino sempre di più e magari pretesto per nuovi conflitti. Posso solo immaginare se anziché ad una multinazionale spagnola avessero provato a fare le scarpe ad una americana o cinese o russa…. le conseguenze geopolitiche nell’area sarebbero state terribili.