Dopo un’intera giornata in biblioteca fra poco tornerò verso casa. Dopo il post di stamane ho ancora due cosettine da condividere che mi hanno colpito. Fino a pochissimi minuti fa accanto a me c’erano due ragazzine, penso 14-15enni, che si sbaciucchiavano *molto* affettuosamente. O i costumi fra giovani amiche sono cambiati davvero tanto nell’ultimo quarto di secolo oppure che due teenager omosessuali si scambino liberamente effusioni coram populo in bibiloteca senza che nessuno le degni di uno sguardo è sintomo che il mondo è meno peggio di quel che spesso appare. Sarebbero state, by the way, da filmare e mandare a quel mentecatto tedesco che dice che due persone che si amano e non fanno del male a nessuno sono una *ferita alla pace*. E tu sei una ferita all’intelligenza, gigantesco coglione.
I devices elettronici che sono in voga, oltre ai sempreverdi lettori mp3 con cuffie e vari smartphone, sono i netbook più dei tablet, cosa che non avrei assolutamente detto. O i giovani che frequentano la biblioteca non provengono da famiglie così economicamente capienti da comprar loro un tablet in sostituzione del netbook ancora in buono stato, oppure, più probabilmente (anche visto il tenore medio di firme negli indumenti), per prendere appunti durante la lezione una tastierna qwerty fisica dice ancora la sua alla grande, rispetto ai touch screens. Magari Microsoft con il suo ibrido Surface ci ha visto lungo ancora una volta, almeno su questo segmento. Nemmeno da dire che, esclusa una carampana di cui fra poco racconterò, io sono l’unico con un laptop. Roba da veccchi.
Qui di fronte a me, dicevo, c’e’ una petulante anziana signora con un vistoso accento ispanico, mi azzarderei a dire argentina, che ha rotto i maroni a tutti gli occupanti del tavolo a rotazione. Prima a me perchè occupavo il “suo” slot di corrente elettrica, visto che quello della mia torretta è rotto (ma ce ne sono altri 4 liberi, oltre al suo ed al mio guasto, ma lei voleva usare proprio quello a 8 cm dal suo pc). Poi ad un corpulento ragazzone che appoggiandosi al tavolo lo fa vistosamente scrollare disturbandola nella videoscrittura. E poi a due ragazzi intenti nel ripetersi una qualche lezione di algebra di seni e coseni sostenendo che “in biblioteca non si parla”. Salvo il fatto che qualche minuto dopo è arrivato un suo conoscente e si sono intrattenuti (ancora ora mentre scrivo) in una frivola discussione in castigliano che fra l’altro io capisco discretamente e stanno chiacchierando di amici e parenti e di svariati cazzi propri, cosa che potrebbero fare benissimo fuori dalla porta. Avrei la forte tentazione di dirle di tornarsene a casa sua invece di rompere il belinoal prossimo ma temo che la cosa potrebbe suonare un tantinello razzista, se pur io intendo il suo domicilio, non già la sua patria quale che sia. Per lo meno questo dimostra che i maleducati e i rompicazzo, ammesso che ci volesse una controprova, non hanno nazionalità.
In ultimo una prece alle signore del bancone all’ingresso. Mettete dei telefoni senza suoneria e con il segnale luminoso, come quelli per non udenti, che quando non potete rispondere il silenzio di questo salone squarciato dai trilli del telefono è davvero esulcerante.