Quest’Estate la mia famiglia ed io cambieremo casa e quartiere. La scelta della finetra temporale è caduta sull’Estate per rendere meno traumatico possibile il cambio di scuola per i bimbi. Il piccolo sarebbe passato in ogni caso da nido a materna, quindi si tratta di gestire l’ultimo anno di materna del grande.
Dunque, la scuola dove li abbiamo iscritti, vicina alla nuova casa, è pubblica. Ha delle graduatorie e uno dei requisiti per entrarvi è quello di essere residenti nelle vicinanze, cosa che ovviamente ora non siamo.
Hanno organizzato un open day, ovvero una occasione nella quale gli aspiranti nuovi alunni visitano la scuola e le sue strutture e i cui genitori pongono domande di vario genere, didattiche e logistiche, al personale. Domanda: come facciamo, non essendo ancora residenti ad iscriverci qui? Risposta: no problem, autocertificate che alla data di inizio della scuola lo sarete e per l’iscrizione basta, poi al momento di partire la scuola verificherà che il cambio sia avvenuto.
Logico, lineare e di assoluto buon senso.
Peccato però che invece all’atto formale di iscrivere i bambini sia invece stato richiesto che il cambio di residenza fosse già avvenuto. Cosa che oltre ad obbligarci a dichiarare il falso, visto che nella nuova casa non risiederemo che fra qualche mese, costerà pure diverse centinaia di euro di IMU visto che la nostra attuale abitazione passerà da prima casa a seconda casa per di più sfitta (anche se nella realtà ci continueremo a vivere dentro).
Non ricordo più chi disse che non esiste amore più grande che quello che ha un funzionario per la propria funzione.
L’Italia è un paese in mano a dei burocrati pazzi.
Magari fosse solo l’Italia…
Per curiosità: in che quartiere ti trasferisci? (Se non vuoi dirlo qui, ma comunque vuoi rispondere… il mio email lo hai).
No, nessun problema, mi trasferisco ad Albaro.