Nella generale desolazione del voto regionale di Emilia Romagna e Calabria spicca su tutti il dato davvero desolante di Forza Italia, un partito nato dal nulla dall’intuzione di un brillante comunicatore e che nel nulla sta svanendo, fra i miasmi dei tanti carrieristi che si sono appesi a quella diligenza per raccogilere un po’ di monete cadute dal forziere e che ora il forziere è vuoto rivolgono lo sguardo altrove. La tragicomica nomina del carneade Toti, dalla direzione dei tg Mediaset, alla direzione del partito, senza che questi avesse mai calcato la scena politica, come un qualunque avvicendamento di manager in un’azienda che cerca di salvare la divisione sofferente, è un degno epilogo di questa farsa tutta italiana.
Quando Berlusconi “scese in campo” per usare il suo urticante glossario di puttanate pubblicitarie molti di noi che avevano il difetto di aver letto almeno un libro in vita propria saltarono sulla sedia. Un uomo ricco, chiacchierato e con così tanta influenza sui media è completamente inadatto alla guida di un grande paese democratico. Ci venne detto che la sua anomalia era un bene, che avrebbe svecchiato la politica, e che la sua abilità di trasformare ogni cosa in oro, come un novello re Mida, avrebbe giovato a tutti, e questo ben valeva il sopportare qualche piccolo conflitto e qualche sega mentale da intellettualoidi di sinistra (e notare il fatto che essere intellettuali, cioè dotati di un intelletto pubblico, veniva deriso come una qualche forma di deviazione mentale, Loro che invece intelletto poco ma fatturato molto, anche un po’ in nero).
Come spesso il tempo è galantuomo e questa parabola sta giungendo alla conlcusione, come un fuoco di artificio che ancora lancia qualche timida fiammella (ancora pericoloso, ma certo non più pirotecnico) lasciandoci in dote un vasto repertorio di orrori e una buona base su cui fare bilanci.
Dunque possiamo ben dire che il lascito di questo periodo è stato zero ad essere buoni. La nostra economia è nel baratro. Nessuna riforma degna di questo nome è sopravvissuta. Non è migliorata la scuola, la cultura, non sono aumentate le nostre libertà individuali. Non sono diminuite le tasse, non è aumentata la sicurezza, il welfare, l’occupazione. La giustizia è stata oggetto di uno scontro frontale al calor bianco dal quale è uscita a pezzi, poco riformata, in senso peggiorativo. Non uno degli antichi vizi italiani: burocrazia, corruzione, nepotismo, familismo ecc. è stato marginalizzato o eliminato.
Ci è stato venduto che però con l’avvento di Berlusconi si è consolidato il bipolarismo e l’idea che avremmo saputo prima chi è alleato con chi e chi andrà a palazzo Chigi (anche qui soprassedendo sulla scortesia istituzionale di togliere una prerogativa, ancorchè formale, del Presidente della Repubblica). Il voto di oggi certifica che Forza Italia era, è e sarà per sempre un partito di plasica. Non ha messo radici, non ha costruito classe dirigente, essendo un feudo pieno di vassalli e cortigiane, gente messa li per volontà del sovrano, senza aver nessun merito e nessuna capacità. Il centrodestra esce da questa esperienza del ventennio massacrato, in coma, un malato terminale a cui non resta che staccare la spina e ripartire da zero. Il sogno (per altro non mio) di una nazione moderna con due grandi schieramenti a portare valori contrapposti nell’alveo di un supremo interesse comune tracciato dal dettato costituzionale, è moribondo e in attesa di una qualche rising star del centrodestra, dopo che i vari delfini nominati, trombati e poi accusati e infangati a mezzo stampa battono in ritirata.
Insomma, l’ho già scritto, ma lo voglio ripetere: dove sono tutti quelli che ci dicevano che il conto salatissimo di un impresentabile messo in posizione apicale nelle istituzioni sarebbe stato compensato dall’ambrosia che sarebbe scorsa dai rubinetti di casa? Dico davvero. Dove siete? Abbiate il coraggio di venirmi a dire che il conflitto di interesse, le gaffes plananetarie, il metodo Boffo, i parlamentari che occupano palazzo di giustizia, il parlamento che vota che Ruby poteva sembrare la nipote di Mubarak, le calze azzurre del giudice Mesiano, il “che fai mi cacci”, la Minetti in consiglio regionale [ad libitum] che tutta questa montagna di merda ha partorito almeno un topolino.
la patente a punti.
e l’Aliltalia agli alitaliani.
la prima pietra del Ponte sullo Stretto.