Dal metodo giapponese della formazione continua all’osservazione reciproca tra insegnanti. Come sfatare il mito dei risultati degli allievi come metro di misura
via Come «costruire» maestri migliori? I test sugli studenti non bastano – Corriere.it.
Fra programmatori esiste una pratica (anch’essa abbastanza controversa) che si chiama “pair programming” che si basa sul feedback costante di un osservatore del programmatore che scrive codice. Io lo amo molto come metodo perché a volte succede, per pigrizia, di cercare qualche soluzione meno elegante e più raccogliticcia soprattuto in zone di codifica che non saranno soggette, o molto difficilmente, a review successive. E poi, se qualcuno un giorno venisse a chiederci di quella matassa di spaghetti potremmo sempre dare comodamente la colpa alla troppa fretta e il poco tempo di finire il lavoro.
Se invece c’e’ qualcuno che ci guarda (oppure se stiamo guardando qualcuno) inevitabilmente il livello della nostra codifica si alza e, se la competenza dell’observer è alta, è molto probabile che abbia una buona idea che a noi non sarebbe venuta perché magari in passato ha già affrontato un problema simile.
Quindi, si parva licet, anche per l’insegnamento potrebbe essere una buona idea, perchè esercita l’umiltà, il mettersi in discussione e fa progredire invece che stagnare sul che già si conosce.