Intanto forse è un po’ prematuro, perchè la tornata amministrativa potrebbe ancora riservare sorprese e gettare luci o ombre su una tornata elettorale senza grandi (anche se invero piuttosto attesi) scossoni.
Dopo la sconfitta in Sardegna e l’abbandono di Veltroni, l’idea generalizzata era che il PD fosse in piena implosione, destinato a diventare un partito da 20-22%. In realtà, pur in un momento di grande crisi, tiene piuttosto bene, restando comunque oltre il 25%, vale a dire rappresentando oltre un italiano su quattro.
Per altro, guardando i risultati delle politiche dello scroso Aprile, si nota come, aggiungendo al risultato del PD quello dei Redicali, che in quelle elzioni erano “dentro”, l’arretramento sia piuttosto contenuto, da 33,2 a 28,5. In pratica 4-5 punti percentuali finiti quasi interamente nel “bottino” di Di Pietro.
La somma della alleanza di quelle politiche resta grossomodo inalterata, così come dall’altra parte la somma di PDL+Lega è sostanzialmente uguale, con un po’ di sversamento di elettori del PDL verso la Lega.
In pratica i partiti più piccoli hanno eroso qualche punto percentuale alle due coalizioni principali, cosa che in una elezione proporzionale è ben più che naturale.
Questo segna una conferma riguardo al sostanziale immobilismo dell’elettorato. Dopo i 5 anni del governo Berlusconi dal 2001 al 2006, tutti gli osservatori e i sondaggi attribuivano al Ulivo un vantaggio considerevole sulla Casa delle Libertà, vantaggio che alla prova dei voti si è rivelato inesistente.
In pratica in tutti i turni elettorali: 1996, 2001, 2006 e 2008 la somma delle coalizioni al massimo allargamento possibile: Lega-PDL(FI+AN)-UDC da una parte e PD-Comunisti/Ambientalisti-Radicali-Di Pietro dall’altra da sempre circa 50 e 50.
Ma se dal lato del PDL anche coalizioni molto larghe hanno causato pochi o nessun problema di governabilità, dal lato opposto le grandi differenze fra pariti con ispirazioni profondamente diverse ha fatto spesso implodere il progetto politico a scapito della governabilità.
A questo punto io credo che, fotografato questo fatto, si dovrebbe andare verso un modello elettorale tedesco, con due sbarramenti al 4% per i partiti e al 10% per le coalizioni, restitendo al Presidende della Repubblica la prerogativa di nominare un primo ministro (ed evitando questa odiosa personalizzazione dei candidati premier che ha impoverito e imbarbarito il dibattito politico). Questo dovrebbe portare a realizzare una triplice alleanza a destra: Lega-PDL-Udc e una triplice alleanza a sinistra: IDV-PD-Sinistra/Ambientalisti forzando i radicali ad entrare nel PD e ai partiti a sinistra del PD a federarsi in un qualche modo che li porti a superare il quorum (ed evitare di disperdersi in differenze che nessuno nota o caspisce e portare le istanze di una fetta così ampia dell’elettorato in sedi istituzionali ad essere rappresentate).
In questo modo verrebbe preservato il bipolarismo, che gli elettori mostrano di apprezzare (se no ci sarebbe stata una corsa a “ossigenare” i partiti “minori” non essendo questa un’elezione politica) e la rappresentatività e tutto sommato la semplificazione.
Il risultato del PD è discreto, considerando l’ansia da “frana” e il buon piglio di Franceschini premiato, e questo potrebbe significare che Franceschini non arriverà al congresso da traghettatore ma da candidato credibile alla guida del partito.
La vittoria pesantissima della Lega e la bassa affluenza al voto, renderà di fatto una formalità il referendum, destinato ad uno dei peggiori risultati da che c’e’ quest’istituto e che potrebbe segnare la morte definitiva dello strumento referendario come espressione di democrazia diretta.
D’altra parte i continui boicottaggi della politica (che non vuole perdere potestà sul potere legislativo) le campagne “pro non quorum” e un po’ di insana pigrizia degli elettori, oltre al continuo disattendere la volontà popolare, dal nucleare al finanziamento dei partiti, passando per il ministero del turismo e dell’agricoltura, lo hanno reso qualcosa di più che un sondaggio.
Tutto sommato questo risultato elettorale non cambia molto. Nessuno esce sconfitto in modo disastroso, nessuno, escluse Lega e IDV, vittorioso.